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I figli degli immigrati dall'estero possono essere per l'Italia una preziosissima riserva di talenti. Pur conseguendo la laurea con risultati brillanti, molti di loro non trovano un inserimento professionale coerente con gli studi. Ciò accade in parte perché il nostro paese non offre adeguate occasioni di inserimento professionale ai suoi laureati - nemmeno ai migliori, siano essi italiani o immigrati - e in parte perché la loro origine straniera, al netto di tutti gli altri fattori, continua a svantaggiarli rispetto ai ragazzi italiani. Allora, come peraltro molti bravi laureati italiani dog, anche i figli degli immigrati decidono di cercare fortuna all'estero. Rispetto ai loro omologhi italiani, inoltre, questi giovani possono contare su rendite di posizione che derivano dalla loro storia migratoria precedente: un multilinguismo "naturale", una maggiore resilienza al processo migratorio, famiglie che non li trattengono e reti internazionali più solide per sostenere il loro trasferimento. Questo fenomeno sancisce una perdita netta di talenti che avendo fatto tutto il percorso di istruzione nel nostro paese, al nostro paese non restituiranno nulla, nemmeno le rimesse economiche. L'Italia può permettersi di perdere questa nuova riserva di capitale umano? Possiamo cedere all'estero una risorsa competitiva tanto importante e così costosa? Che cosa fare per trattenerli?